Nel 2024 l’Italia ha superato la soglia delle 540mila tonnellate di RAEE trattate, registrando una crescita del 5,9% rispetto all’anno precedente.
Una buona notizia, che però porta con sé una contraddizione profonda: nonostante l’aumento dei volumi, il tasso nazionale di raccolta è sceso al 29,64%, ancora molto distante dal 65% richiesto dall’Unione Europea. Il nuovo rapporto Gestione RAEE, diffuso dal Centro di Coordinamento RAEE, ci restituisce così un’immagine dai contorni paradossali: più RAEE raccolti, ma meno efficienza rispetto agli obiettivi europei.
Il dato positivo è trainato dalla ripresa vigorosa dei RAEE professionali, che salgono del 18,4% fino a quota 170.269 tonnellate, compensando il rallentamento registrato nel 2023. Anche i RAEE domestici tornano a crescere, seppur più lentamente: +1% per un totale di 370.585 tonnellate, che rappresentano ancora circa il 70% del totale trattato. Tra i flussi domestici, spicca la performance del Raggruppamento 4 (piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo), che cresce del 5,2%, a fronte del crollo di TV e monitor (R3) con un -13,2%, ancora in crisi post-Bonus TV.
Nel settore professionale il dato più eclatante riguarda le grandi apparecchiature (Categoria 4): +55%, segnale chiaro di un mercato in ripresa che sta finalmente dismettendo dispositivi obsoleti. Male, invece, le piccole apparecchiature informatiche (-21,1%) e quelle di piccole dimensioni (-14,2%), che pongono l’accento su una difficoltà ormai strutturale nella gestione dei dispositivi di uso quotidiano.
Eppure, se guardiamo al tasso di raccolta, la fotografia cambia radicalmente. La crescita dei volumi di AEE immesse sul mercato, soprattutto quelle professionali, ha gonfiato il denominatore della formula europea, provocando un cortocircuito: più rifiuti trattati, ma percentualmente meno rispetto al venduto. Il tasso di raccolta italiano continua così a scivolare, consolidando un ritardo di quasi 36 punti percentuali rispetto al target europeo.
“È un segnale d’allarme che non possiamo più ignorare”, afferma Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE. “Serve una svolta sul fronte della raccolta e del contrasto ai flussi paralleli, che sottraggono migliaia di tonnellate al sistema ufficiale”. A fargli eco, Francesco Virtuani del Comitato di Vigilanza e Controllo: “Non bastano i numeri assoluti, occorre un’azione più incisiva di vigilanza e controllo, soprattutto contro le pratiche irregolari che compromettono il tasso ufficiale di raccolta”.
Il rapporto RAEE 2024 è dunque un mix di luci e ombre. Da un lato conferma la capacità degli impianti di trattamento italiani e il buon funzionamento della filiera, dall’altro sottolinea un ritardo sistemico che rischia di far perdere all’Italia credibilità e opportunità in termini di economia circolare.
Per colmare questo divario non servono solo campagne di sensibilizzazione: occorre una governance più robusta, che renda trasparente ogni passaggio della filiera e premi chi opera nella legalità. I RAEE, da rifiuto pericoloso, possono trasformarsi in una miniera urbana se gestiti correttamente. Ma serve visione, controllo e volontà politica per trasformare la crescita quantitativa in vera sostenibilità di sistema.