Il mercato globale degli oli per refrigerazione passerà da 1,25 miliardi di dollari nel 2024 a 1,51 miliardi nel 2030, con un tasso di crescita annuo composto del 3,35%, secondo un nuovo rapporto di Research and Markets.
La crescita è alimentata dall’aumento dell’uso di oli nei sistemi a compressore, soprattutto nelle pompe di calore industriali e nelle applicazioni del settore alimentare. Lo sviluppo delle infrastrutture della cold chain – con investimenti significativi in India, Stati Uniti, Cina ed Europa – sta incrementando la domanda di questi lubrificanti, indispensabili per mantenere le prestazioni dei compressori e garantire l’efficienza della conservazione e del trasporto degli alimenti.
Negli Usa, il settore food & beverage ha raggiunto spedizioni per 1,3 trilioni di dollari nel 2023, in crescita rispetto agli 1,1 trilioni del 2018 (USDA). In India, l’industria alimentare ha contribuito al 12% del Pil manifatturiero 2022-23, grazie agli investimenti nel cold storage. La Cina ha superato i 200 milioni di metri cubi di capacità di stoccaggio a freddo nel 2022, mentre l’Ue ha registrato un aumento della produzione e delle esportazioni alimentari.
Il mercato, tuttavia, deve affrontare sfide legate allo smaltimento e riciclo degli oli usati, spesso contaminati da refrigeranti dannosi per l’ozono. I processi di trattamento sono complessi ed energivori, richiedendo strutture specializzate.
Un trend significativo è il passaggio ai refrigeranti a basso GWP come CO₂ (R744), R290 (propano) e R1234yf, spinto da normative come l’AIM Act dell’EPA statunitense (riduzione dell’85% degli HFC entro il 2037) e il Regolamento F-gas Ue. Questi refrigeranti richiedono oli compatibili con nuove condizioni chimiche e termiche, accelerando la domanda di lubrificanti avanzati.
Tra i principali player figurano Eneos Holdings, Idemitsu Kosan, ExxonMobil, Shell, TotalEnergies, Chevron, Johnson Controls, Cosmo Oil Lubricants, National Refrigerants e BASF.