Un gruppo di ricercatori guidato da Ziqi Wu ha pubblicato un’analisi integrata sugli effetti che l’attuazione dell’Emendamento di Kigali da parte della Cina potrebbe avere sulle future emissioni di HFC e sul clima globale, si legge sul sito dell’Istituto Internazionale della Refrigerazione.
Pechino ha ratificato l’Emendamento nel 2021, impegnandosi a congelare produzione e consumo di HFC dal 2024, per poi procedere con riduzioni graduali. L’analisi – basata su inventari storici, scenari previsionali e modelli di impatto climatico – dimostra che il rispetto degli impegni da parte della Cina potrebbe invertire la crescita storica delle emissioni, evitando complessivamente 18,9 gigatonnellate di CO₂ equivalente entro il 2060. L’impatto sul clima non sarebbe marginale: si stima infatti una riduzione del riscaldamento medio globale di oltre 0,03 °C entro fine secolo. Sul piano economico, i benefici sarebbero enormi: fino a 7.930 miliardi di dollari di perdite globali evitate, di cui 1.590 miliardi direttamente per la Cina.
Lo studio evidenzia il divario tra due scenari: il Business as Usual (Bau) e lo scenario Kigali. Secondo il Bau, senza nuove politiche, le emissioni continuerebbero a crescere, spinte dall’aumento della domanda di climatizzazione e dal persistente utilizzo degli HFC nei sistemi di refrigerazione. Secondo lo scenario Kigali, grazie alle misure introdotte, la traiettoria cambia radicalmente, puntando a una riduzione progressiva delle emissioni.
Per raggiungere questi risultati, i ricercatori sottolineano la necessità di adottare refrigeranti a basso GWP, avviare programmi di retrofit sugli impianti esistenti e garantire la corretta dismissione delle apparecchiature obsolete, soprattutto quelle che non rispettano gli standard di efficienza attuali o che comportano rischi elevati di perdite incontrollate di refrigerante a fine vita.