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Reefer e PFAS: il lato nascosto del freddo globale

Con la crescita del trasporto a temperatura controllata — alimenti, farmaci, batterie — aumentano anche i container refrigerati (reefer) sulle rotte marittime. Tuttavia, dietro la loro efficienza si cela un rischio ambientale: i gas refrigeranti sintetici rilasciano PFAS, sostanze chimiche altamente persistenti.

Molti reefer usano R-134a o R1234yf, che si degradano formando TFA (acido trifluoroacetico), un PFAS che non si rompe in natura, si dissolve in acqua e si accumula in suolo, falde, piante e persino nel corpo umano.

Durante il webinar ‘Greener Reefers – The Future of Refrigerated Maritime Transport’, il Dr. Daniel de Graaf (UBA) ha evidenziato come l’R1234yf, pur con basso GWP, si trasformi interamente in TFA. In Germania, i refrigeranti superano pesticidi e farmaci come fonte primaria di TFA.

Il contaminante è ormai diffuso in acqua potabile, terreni, alimenti e fluidi biologici. Studi su animali ne mostrano effetti tossici su fegato e apparato riproduttivo.

L’UE valuta il bando dei PFAS entro il 2028, con una deroga per i trasporti refrigerati fino al 2035. Intanto, refrigeranti naturali potrebbero offrire una svolta sostenibile. Il futuro dei reefer, forse, sarà davvero più verde.

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